Multa a Meta di 390 milioni: c’entra la privacy degli utenti

Meta sanzionato dal garante irlandese per la protezione dei dati personali: multa di 390 milioni, c’entra la privacy degli utenti

Una cifra da capogiro, non c’è che dire, di cui dovrà rispondere Meta. Il motivo? Una sanzione messa in atto dal garante irlandese per la protezione dei dati personali. La multa è di 390 milioni è il motivo riguarda la privacy degli utenti. Cos’è successo, cerchiamo di fare chiarezza.

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multa Meta dettagli androidking.it (credits pixabay)

Per capire cosa ci sia alla base della sanzione del garante irlandese occorre fare un passo indietro e guardare il quadro più ampio di internet. Quando accediamo ad un sito, ad una piattaforma, ad un programma online, si tratta generalmente di contenuti gratuiti al servizio degli utenti. Ciò, però, non significa che questi non abbiano un costo.

Un costo che, solitamente, viene coperto dalla pubblicità. Quella stessa pubblicità che ritroviamo ovunque sul web e che spesso sembra pensata su misura per noi, come se internet fosse a conoscenza delle nostre esigenze e preferenze. Qui entrano in gioco di dati personali. Vediamo di che si tratta.

390 milioni, la multa a Meta: cosa c’entra la privacy degli utenti

internet privacy meta
internet privacy meta androidking.it (credits pixabay)

Ebbene, Meta, secondo il garante irlandese per la protezione dei dati personali, non ha rispettato le regole del trattamento dei dati personali dei suoi clienti. Cosa significa? Che queste informazioni sono state utilizzate per la pubblicità targettizzata. Di conseguenza, gli utenti non hanno modo di scegliere per quanto riguarda scopri di marketing.

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Quanto accaduto porta alla luce un problema che è sempre presente e costante. Vale a dire i costi di internet, dei suoi contenuti e del digitare, di ciò che è “online”, e di come fronteggiarli. La pubblicità ha sempre coperto buona parte di questi costi, ma sempre a scapito degli utenti. Vale a dire sempre servendosi dei dati personali che andranno poi a decretare la pubblicità targettizzata di cui ci ritroviamo bombardati.

Ovviamente, la preoccupazione di molti riguarda la privacy. Per questo diventa chiaro che c’è bisogno di stabilire un limite, di trovare un equilibrio tra le due cose. Alcune piattaforme e servizi, ad esempio, sono a pagamento, così da poter sostenere questi costi senza ricorrere alla pubblicità. Ma è ovvio che non si può pensare di “privatizzare” internet in modo totalitario. Resta dunque il bisogno di trovare la giusta via di mezzo e tutelare gli utenti.

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